L’unità della Chiesa, nel tempo e nello spazio, è collegata all’unità della fede: “Un solo corpo e un solo spirito […] una sola fede” (Ef 4, 4-5). Oggi può sembrare realizzabile un’unione degli uomini in un impegno comune, nel volersi bene, nel condividere una stessa sorte, in una meta comune. Ma ci risulta molto difficile concepire un’unità nella stessa verità. Ci sembra che un’unione del genere si opponga alla libertà del pensiero e all’autonomia del soggetto.
La bella consuetudine di uno scambio di delegazioni tra le nostre Chiese per le rispettive feste patronali, iniziata nel 1969, è per me motivo di grande gioia: l’incontro fraterno è parte essenziale del cammino verso l’unità.
«Santità, cari fratelli in Cristo, è per me una grande gioia e un vero momento di grazia potervi accogliere qui, presso la tomba dell’Apostolo Pietro, nel ricordo dello storico incontro che quarant’anni fa unì i nostri Predecessori, Papa Paolo VI e Papa Shenouda III, recentemente scomparso, in un abbraccio di pace e di fraternità, dopo secoli di reciproca lontananza»
“Se noi vogliamo andare sulla strada della mondanità, negoziando con il mondo – come volevano fare i Maccabei, che erano tentati in quel tempo – mai avremo la consolazione del Signore. E se noi cerchiamo soltanto la consolazione, sarà una consolazione superficiale, non quella del Signore, sarà una consolazione umana. La Chiesa va sempre tra la Croce e la Risurrezione, tra le persecuzioni e le consolazioni del Signore. E questo è il cammino: chi va per questa strada non si sbaglia”: queste parole costituiscono uno dei passaggi più forti dell’omelia di Papa Francesco in occasione della concelebrazione con i cardinali romani, il 23 aprile, per la festa di San Giorgio.
«Grazie ancora per la vostra presenza», Con queste parole Papa Francesco ha concluso il suo discorso ai rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni che ha incontrato il 20 marzo, il giorno dopo la celebrazione della Santa messa con la quale ha avuto inizio il suo pontificato.
«Extra omnes» «Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo.
Carissimi fratelli, Con queste parole Benedetto XVI ha iniziato il discorso ai cardinali, riuniti intorno a lui, l’11 febbraio, con il quale ha comunicato loro la sua decisione di «rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro.
Una luce per un dialogo solidale e costruttivo è il titolo della lettera che il Consiglio delle Chiese cristiane di Milano ha voluto rivolgere, anche quest’anno, alla comunità di Milano per il Natale come occasione di una comune riflessione «condividere la speranza di un mondo nuovo con gli uomini e le donne di buona volontà che camminano ogni giorno per le strade di questa città.»
«Uomo del concilio» «Credo che Carlo Maria Martini debba essere ricordato non soltanto come “uomo della Parola”, ma anche come “uomo del Concilio”»: con queste parole Marco Vergottini, docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, da tanti anni uno dei più stretti collaboratori del cardinale Martini, ha voluto ricordare la figura del cardinale.
«Ecumenismo di popolo» Con un invito a far diventare il dialogo ecumenico un «ecumenismo di popolo» mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, presidente della Commissione per il dialogo ecumenico e interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana, …