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Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici e ebrei - 17 gennaio 1999
L’anno giubilare nella Sacra Scrittura (Levitico 25,10)
Ufficio Nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso

1. Presentazione
Nel 1999 la giornata del 17 gennaio, istituita nel 1989 dalla Conferenza Episcopale Italiana per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo cristiano-ebraico, intende favorire uno scambio fecondo tra le due tradizioni mediante un commento alle Scritture ebraiche. Ogni decisione al riguardo s’ispira alla testimonianza di Gesù che, «quando ha cominciato a predicare e ad insegnare, ha attinto abbondantemente dal tesoro delle Scritture, arricchendo questo tesoro di nuove ispirazioni e di inattese iniziative» (Giovanni Paolo II, Discorso ai membri della Pontif. Comm. Biblica, 11 aprile 1997).
Come in altre occasioni, l’individuazione del tema specifico è stato influenzato dal cammino generale della Chiesa Cattolica, la quale sta vivendo fin dal 1997 una stagione ricca e delicata di preparazione spirituale all’Anno Santo del 2000, in attesa della «Bolla di indizione del giubileo universale», prevista per la primavera del 1999 (di solito per la Solennità dell’Ascensione). In tal modo, perché la giornata del 17 gennaio 1999 avesse una sua configurazione ed un suo preciso sviluppo celebrativo, la Conferenza Episcopale Italiana, d’intesa con la comunità ebraica, ha scelto di approfondire il tema seguente: L’anno giubilare nella Sacra Scrittura (Levitico 25,10).
Il breve sussidio che offriamo alle comunità ecclesiali rappresenta soprattutto una guida alla riflessione sul capitolo 25 del libro del Levitico, sul quale si soffermano due interi paragrafi (nn. 12-13) della Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente di Giovanni Paolo II (10 novembre 1994). «L’anno giubilare — è scritto al n. 13 di tale documento pubblicato come preparazione all’Anno Santo del 2000 — doveva restituire l’eguaglianza tra tutti i figli d’Israele, schiudendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e perfino la libertà personale».
Con questa citazione si rende esplicito il presupposto ermeneutico che soggiace alla stesura del commento del cap. 25 del Levitico, nella speranza di essere rimasti fedeli anche allo spirito della tradizione rabbinica, il cui apporto è decisivo — su questi brani come su altri — per prendere coscienza, davanti al Signore, delle risposte concrete e urgenti da dare al bisogno di “altri” (cfr. E. Lévinas). >>