UFFICIO NAZIONALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tertio Millennio Film Fest: convegno inaugurale

Roma, Pontificia Università Urbaniana, 4 novembre 2025 ore 11. Titolo del Convegno e del Festival: "Nel nome di?". Un luogo di incontro tra cinema, spiritualità e dialogo interreligioso.
26 Ottobre 2025

Il Tertio Millennio Film Fest (TMFF) si svolge a Roma dal 4 al 9 novembre 2025. Tema di questa XXIX edizione: “Nel nome di?”. Il Festival, promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, si propone come luogo privilegiato di incontro tra cinema, spiritualità e dialogo interreligioso.

In apertura, il convegno inaugurale. Martedì 4 novembre alle ore 11, Pontificia Università Urbaniana – Aula Magna “Benedetto XVI”, Via Urbano VIII, 16.

Saluti istituzionali: Prof. Vincenzo Buonomo, Delegato Pontificio e Magnifico Rettore Pontificia Università Urbaniana | Mons. Davide Milani, Presidente Fondazione Ente dello Spettacolo.

Introduce: Don Giuliano Savina, Direttore Ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso della CEI

Modera: Prof. Sandra Mazzolini, Decano Facoltà di Missiologia, Pontificia Università Urbaniana

Interventi:

:: "Il nome delle culture. Simbolizzazione della persona e delle relazioni"
Prof. Luca Pandolfi, Ordinario di Antropologia Culturale, Pontificia Università Urbaniana

  • ABSTRACT: Dare un nome alle persone, alle cose, ai luoghi, alle esperienze è ciò che rende uomo “umano”, cioè soggetto agente di cultura, soggetto capace di produrre azioni connettive simboliche. Avere/ricevere/dare un nome è un modo per esistere e comprendere di essere/esistere nel mondo: come persona che “è in relazione” ed esiste grazie alle relazioni e alle dinamiche sociali e sociolinguistiche di riconoscimento. Agire, rendersi presente “nel nome di” significa “rappresentare” l’altro da noi, più grande di noi (istituzione, comunità, gruppo, religioso o meno), o rappresentare l’altra persona, essere e agire “come se” l’altro/a fosse presente, sentirsi parte di questa alterità al punto che la nostra presenza in qualche modo (formale o informale) rende presente tale alterità. In questa giornata di studi dal titolo “Nel nome di?” voglio fare con voi un piccolo e veloce excursus socioculturale e linguistico sul nome e i suoi usi, oggi e nel passato: sulla comparabilità di alcune esperienze pur nella diversità culturale e linguistica e su alcune differenze meno comparabili.

:: "Quando il nome diventa silenzio. Come le fedi parlano del divino vicino e inaccessibile"
Prof. Gaetano Sabetta, Pontificia Università Urbaniana

  • ABSTRACT: La fede che unisce nella diversità delle credenze. Di fronte a questa fede si staglia il Mistero indicibile che si lascia chiamare in tanti e diversi nomi. I tanti Nomi di Dio non equivalgono a relativismo e nemmeno a banalizzazione ma sono espressione della creatività e della ricchezza del Divino che attraverso i nomi plasma il credente. Il linguaggio divino non è né concettuale né esplicativo ma simbolico e performativo; non serve soltanto a spiegare chi è Dio ma muove, distingue, fa accadere. Di conseguenza, i nomi di Dio non sono etichette per definire l’Infinito, ma porte d’ingresso: ci fanno intravedere aspetti diversi del Mistero, sono uno stupendo poliedro dell’Unica Realtà Ultima, poiché la Realtà Ultima è molti nomi, non ha molti nomi. Uno dei contributi più profondi che le grandi tradizioni spirituali offrono al nostro tempo è il riconoscimento del limite del linguaggio umano di fronte ala Realtà Ultima. Tutte le tradizioni mostrano che, davanti al Mistero, il passo decisivo è fare del Nome il silenzio... Questa comune esperienza del limite diventa una porta per il rispetto reciproco e il dialogo non solo quale atteggiamento interiore ma anche come impegno concreto di tutti i credenti.