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ISLAM Dialogo

La cittadinanza

Sulla stessa barca. Viaggio verso una cittadinanza condivisa è stato il titolo dell’incontro nazionale islamo-cattolico che si è svolto a Lampedusa il 25 giugno 2022. Terzo dei “passi significativi”, l’incontro è iniziato a Trapani il 24 giugno, quando quasi duecento partecipanti, cristiani e musulmani, si sono imbarcati a bordo di una nave che li ha condotti, dopo una notte di navigazione, a Lampedusa; da lì hanno poi fatto ritorno a Trapani il giorno successivo, domenica 26 giugno.

Con questa esperienza, ritmata da incontri, testimonianze, momenti di condivisione, musica e teatro, i partecipanti hanno voluto affermare, nei fatti oltreché a parole, che la cittadinanza condivisa rappresenta oggi il quadro entro cui pensare i rapporti tra cristiani e musulmani, in Italia come nei Paesi a maggioranza musulmana. Questa scheda, ispirata anche al testo bussola di Lampedusa, vuole offrire qualche elemento per situare il concetto di cittadinanza tra le due sponde del Mediterraneo.

Da sudditi a cittadini

Il concetto moderno di cittadinanza nasce in Occidente con le due rivoluzioni americana (1776) e francese (1789). In entrambe il cittadino è, in opposizione al suddito, il soggetto politico titolare di diritti, e non solo di doveri. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, promulgata a Parigi nel 1789, afferma che i cittadini sono uguali di fronte alla legge (art. 6).

Smentiti clamorosamente nella pratica – il regime del Terrore francese è il primo esempio di Stato totalitario – questi ideali vengono ripresi e sviluppati nell’Ottocento in quattro direzioni:

  • Liberalismo: l’individuo è titolare di diritti inalienabili. Lo Stato li riconosce, non li concede (Dichiarazione d’indipendenza americana);
  • Romanticismo: il cittadino non è una realtà isolata, ma fa parte di un popolo e di una storia, appartiene a una nazione;
  • Socialismo: perché la cittadinanza non resti solo sulla carta, occorre rimuovere le disuguaglianze sociali.
  • Cattolicesimo liberale: la dignità dell’uomo deriva dal suo essere persona in rapporto libero con Dio.

«Una d’arme, di lingua, d’altare, Di memorie, di sangue e di cor»

Alessandro Manzoni, Marzo 1821, vv. 31-32

Inizialmente ostile a questi sviluppi perché legata all’esperienza storica della monarchia sacrale, la Chiesa giunge gradualmente a riconoscere il valore di queste intuizioni, separandole dall’anticlericalismo, dal deismo e dall’ateismo che ne avevano accompagnato il sorgere. In Italia, dopo l’esperienza tragica del nazi-fascismo, la Costituzione del 1948 opera una felice sintesi tra cattolicesimo liberale, socialismo e liberalismo.

Oggi però la crisi della politica, iniziata con il crollo delle grandi ideologie e accentuata dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica, non risparmia il nostro Paese e rende necessario recuperare in forme nuove quella eredità.

L’ombra di Dio sulla terra

Nove anni dopo l’avvio della Rivoluzione francese, Napoleone invade l’Egitto (1798). È la data simbolo dell’ingresso del mondo islamico nella modernità.

Il concetto di cittadinanza, che i francesi portano con sé, si presenta come nuovo per il pensiero politico islamico, che nella sua millenaria storia aveva sviluppato altre categorie e altre istituzioni. Manca la parola e manca il concetto.

Politicamente, per i pensatori musulmani il potere legittimo appartiene al califfo, il successore di Muhammad alla guida della comunità islamica. Nella teoria ci dovrebbe essere un solo califfo e il suo potere dovrebbe estendersi a tutto il territorio islamico, ma nella pratica già verso il 750 si affermano diversi poteri regionali indipendenti, gli emirati. Verso l’anno Mille il califfato abbaside deve fare i conti con due “contro-califfi”, gli omayyadi in Spagna e i fatimidi in Egitto.

Il mondo islamico verso l’anno Mille

Infine, nel 1258 l’ultimo califfo abbaside viene ucciso dai mongoli a Baghdad. Da allora, il mondo musulmano non ha mai più avuto un califfo riconosciuto dalla maggioranza dei fedeli e il potere è passato nelle mani dei sultani (capi militari), coadiuvati dagli ulema (esperti religiosi) nell’applicazione della Legge e dalle confraternite sufi (mistiche) nell’inquadramento delle istanze popolari.

Socialmente, il mondo islamico premoderno è costruito attorno al concetto di comunità. Una di esse, quella islamica, è dominante, le altre – cristiani delle diverse denominazioni ed ebrei – sono tollerate e si organizzano autonomamente al proprio interno.

Hanno diritto a una protezione (dhimma) in cambio del pagamento di un consistente tributo chiamato jizya e nel rispetto di alcune clausole, ad esempio relative ai luoghi di culto o al vestiario, che ne sanciscono l’inferiorità. L’impero ottomano al suo apogeo, verso la metà del 1500, rappresenta perfettamente questo modello: al centro sta il sultano di Costantinopoli, “l’ombra di Dio sulla terra”, coadiuvato dagli ulema.

Ritratto di Solimano il Magnifico. Bottega di Tiziano, 1530 circa

I millet ottomani

Le varie comunità (millet) si organizzano al proprio interno (all’epoca, circa la metà dei sudditi dell’impero è cristiana), fatta salva la preminenza di quella islamica.

I millet ottomani

Poste queste premesse, si potrebbe pensare che l’idea di cittadinanza moderna abbia incontrato un netto rifiuto nel mondo islamico. Invece è accaduto esattamente il contrario. Nel giro di due secoli, il concetto è stato fatto proprio da gran parte del mondo islamico ed è oggi visto come la categoria entro cui pensare la vita politica e il rapporto tra musulmani e non-musulmani. In mezzo a tante incomprensioni, quella della cittadinanza rappresenta insomma una storia di successo.

Un imam a Parigi

Uno dei primi pensatori islamici ad esprimersi a favore del concetto di cittadinanza è l’egiziano al-Tahtawi (1801-1873). Inviato in missione a Parigi per accompagnare un gruppo di studenti egiziani, rimane nella capitale francese per cinque anni, assistendo, tra l’altro, alla rivoluzione costituzionale del 1830.

An imam in Paris: traduzione parziale del resoconto di viaggio di al-Tahtawi

Tornato in patria, scrive un resoconto del suo soggiorno europeo in cui illustra ai suoi lettori, oltre a tante curiosità sulla vita parigina del tempo, il sistema politico francese, esprimendo grande apprezzamento per l’idea che anche il sovrano sia vincolato al rispetto dei princìpi costituzionali. Queste idee, oltre che in Egitto, si fanno strada anche in altre parti del mondo islamico. In Tunisia, ad esempio nel 1861 viene proclamata una Costituzione (la prima nel mondo islamico), mentre nell’impero ottomano la Costituzione del 1876 sancisce per la prima volta l’uguaglianza di tutti i sudditi a prescindere dalla religione. Nel 1906 una rivoluzione costituzionale scoppia anche in Iran.

Litografia greca che celebra la costituzione ottomana del 1876

Ovviamente questo movimento filo-costituzionale, che in arabo è di solito chiamato “corrente liberale”, non è l’unico attore nel panorama politico. C’è molto forte anche il vecchio assolutismo, che può contare sull’appoggio degli ulema conservatori, c’è il nuovo islamismo rivoluzionario introdotto da Jamal al-Din al-Afghani (m. 1897) e c’è il nazionalismo laico dei Giovani Turchi (1908). Dopo la Prima guerra mondiale compariranno anche movimenti socialisti e comunisti. Nonostante questo, nei nuovi Stati nati in Medio Oriente dalla dissoluzione dell’impero ottomano, l’ideologia liberale rimane dominante fino al 1952. Quando nel 1919 gli egiziani scendono in piazza per reclamare l’indipendenza dal Regno Unito, lo fanno insieme, musulmani e cristiani. Il simbolo della mezzaluna intrecciata con la croce che è riemerso con la rivoluzione del 2011 nasce in quel preciso momento storico ed è una novità assoluta.

Vessillo della rivoluzione egiziana del 1919

L’esperienza liberale si conclude nel 1952, quando Nasser e gli Ufficiali liberi si impadroniscono del potere in Egitto. Si apre allora una fase nazionalista che si estende ben presto a quasi tutti i Paesi arabi (partito Baath in Iraq e Siria, ad esempio). Il nasserismo, che recepisce alcune istanze socialiste, fa evolvere il concetto di cittadinanza dalle garanzie liberali ai diritti socioeconomici, avviando un processo di modernizzazione che ha il suo simbolo nella Diga di Aswan.

Nasser osserva i lavori per la costruzione della diga di Aswan

Tuttavia, il regime nasseriano assume ben presto caratteristiche totalitarie, nonostante la carismatica personalità del suo leader goda di un reale supporto tra le masse. La traumatica sconfitta contro Israele nella Guerra dei Sei Giorni sancisce la crisi irreversibile di questo progetto.

Si fa strada allora l’Islam politico, per cui l’Islam è portatore non solo di un paradigma etico e valorale, ma anche di un sistema politico alternativo rispetto a quello occidentale, sia capitalista sia socialista. Quando però si tratta di definire come questo sistema dovrebbe funzionare in pratica, ideologi come l’egiziano Sayyid Qutb (1906-1966) o il pakistano al-Mawdudi (1903-1979) tornano a riesumare i vecchi concetti di cittadinanza di seconda classe per i non-musulmani. Successivamente, altri pensatori legati alla Fratellanza, sviluppano il concetto di “Stato civile” (dawla madaniyya) che prevede l’uguaglianza tra musulmani e non-musulmani: solo il capo di Stato dovrebbe essere obbligatoriamente musulmano, per certificare la natura islamica dello Stato.

Per Mawdudi, uno dei principali ideologi dell’Islam politico, nello Stato islamico il potere legislativo appartiene unicamente a Dio

Anche se l’Islam politico prende il potere in modo stabile soltanto in Iran, Pakistan e Sudan, il suo discorso domina la scena intellettuale del mondo islamico fino al 2011. Gli altri attori sono costretti a inseguire gli islamisti, cercando di cooptarli con alcune misure simboliche (regimi arabi), assumendone una parte del lessico (socialisti e liberali), o sviluppando un discorso religioso ancora più rigoroso di quello islamista, ma privo di contenuti politici (salafismo). La “guerra al terrorismo” lanciata dopo l’11 Settembre e l’invasione americana dell’Iraq nel 2003 accentuano ulteriormente la conflittualità.

Le rivoluzioni del 2011 fanno esplodere queste contraddizioni.

Piazza Tahrir al Cairo (febbraio 2011)

Dopo un breve momento di coesione nazionale, i rivoluzionari si dividono su questioni fondamentali come la natura laica o religiosa dello Stato e il ruolo dell’Islam in esso. Il fallimento del movimento rivoluzionario e la repressione da parte dei regimi favoriscono la crescita del jihadismo, che raggiunge il suo apice in Iraq e Siria con la proclamazione del califfato di ISIS nel giugno 2014.

Cittadinanza o califfato

Il movimento jihadista riattiva, accentuandolo, tutto il discorso medievale sul califfato, senza alcun sforzo di modernizzarlo. Ed è proprio di fronte a questa sfida che le autorità religiose islamiche, fino a quel momento piuttosto caute, prendono decisamente posizione a favore della cittadinanza attraverso una serie di iniziative pubbliche:

Nella loro varietà, questi documenti affermano, in maniera più o meno esplicita, che la cittadinanza egualitaria tra musulmani e non-musulmani all’interno della cornice dello Stato nazione rappresenta oggi la modalità più adeguata per tradurre in pratica i principi politici islamici. Nell’attuale contesto – ha ad esempio affermato più volte lo Shaykh di al-Azhar – la cittadinanza sostituisce il modello medievale della “protezione” (dhimma) accordata a cristiani ed ebrei.

A titolo di esempio si può citare questa dichiarazione del Natale 2020. Saʿīd Hijāzī, Shaykh al-Azhar: “Ahl al-dhimma wa-l-jizya” mustalahāt lahā siyāq tārīkhī ’ntahā [Lo Shaykh di al-Azhar: “Gente della dhimma e del tributo” è un’espressione con un contesto storico che appartiene al passato], «al-Watan», 25 dicembre 2020.

Questa presa di posizione è ulteriormente rafforzata dalla Dichiarazione di Abu Dhabi (Documento sulla Fratellanza umana), sottoscritta da Papa Francesco e dal Grande imam di al-Azhar nel febbraio 2019, che afferma:

Il concetto di cittadinanza si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli.

Rispetto ai pronunciamenti precedenti, la Dichiarazione di Abu Dhabi aggiunge l’importante prospettiva della fraternità, fino a quel momento in gran parte assente. La cittadinanza non è solo uguaglianza di fronte alla legge, ma assume tutto il suo senso in una pratica di fratellanza vissuta. Viene in aiuto in questo senso anche il significato di muwàtana, la parola araba moderna che traduce “cittadinanza”, ma che andrebbe in realtà resa come “con-cittadinanza”. Muwàtana infatti significa letteralmente il fatto di condividere con qualcun altro la stessa patria (wàtan). Nella sua etimologia, perciò, è già contenuto il rimando all’altro, il compatriota, mentre rimane in secondo piano l’idea della città come realtà politica.

Un solo viaggio, un solo destino. Quattro febbraio: la vittoria del sogno dell’Imam e del Papa (copertina della rivista ufficiale di al-Azhar, 2021)

Anche se non privo di contraddizioni e passi indietro, il percorso che cristiani e musulmani hanno compiuto negli ultimi due secoli rispetto al tema della cittadinanza, sia individualmente sia nel dialogo reciproco, appare fonte di speranza in un contesto spesso difficile. Paradossalmente, questo successo ha fatto sì che oggi tutti i principali attori cristiani e musulmani parlino di cittadinanza. Ciò naturalmente non significa che poi questa categoria sia praticata sul terreno: un compito urgente, anche nel nostro Paese, è perciò individuare e far conoscere esperienze concrete di cittadinanza vissuta, ispirate a un’appartenenza religiosa esplicita.

Allargando lo sguardo al Mediterraneo, che rimane un orizzonte fondamentale per l’Italia, le società che vi si affacciano presentano, nonostante le apparenze, numerosi elementi di somiglianza.

«Quante domande rimaste senza risposta

Quante persone care sono cambiate e scomparse

Hai spento la luce, hai chiuso ogni uscita, la barca che comandavi è ormai affondata»

Souad Massi, cantautrice algerina

Molte sfide sono comuni, basti pensare alla guerra, all’impatto devastante dei cambiamenti climatici, alle migrazioni e al costo sociale della transizione ecologica. Cristiani e musulmani hanno tutto l’interesse ad affrontare queste sfide insieme e la cittadinanza ugualitaria fornisce il quadro entro cui operare.

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Islam attualità