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Pentecostalismo Percorsi di attualità

Dalla prima diffusione alla persecuzione fascista

Il movimento pentecostale in Italia

Il movimento pentecostale in Italia deriva direttamente dalle numerose e intense esperienze di risveglio cristiano di fine Ottocento e inizio XX secolo maturate in Galles e soprattutto negli Stati Uniti. Qui in particolare ne furono protagonisti diversi emigrati italiani.

Michele Nardi

Tra tutti si ricordi Michele Nardi (cfr. F. TOPPI, Michele Nardi, ADI-Media, Roma 2002), precursore e promotore della diffusione evangelista tra le comunità italiane d’oltreoceano e nella stessa Italia. Ma fu Luigi Francescon (cfr. F. TOPPI, Luigi Francescon. Antesignano del Risveglio Pentecostale Evangelico italiano, ADI-Media, Roma 2007) che, assieme ad altri, oltre ad impegnarsi a diffondere il pentecostalismo tra gli italiani emigrati nel nord e nel sud America fece più volte ritorno in Italia con l’intento di diffondere il pentecostalismo promuovendo il sorgere in diversi luoghi di piccole e ferventi comunità (Lo racconta lo stesso Francescon in una personale cronologia dell’attività missionaria, Ibidem, 123ss.).

Luigi Francescon

Si trattò di un impegno missionario spontaneo che non era interessato a forme organizzative ma teso esclusivamente a comunicare l’intensa esperienza spirituale vissuta.

Se Giacomo Lombardi (cfr. F. TOPPI, Giacomo Lombardi, ADI-Media, Roma 1998) nel 1908 fu il primo missionario ben presto altri italiani emigrati fecero ritorno avviando la nascita di numerose comunità.

Giacomo Lombardi

Il loro impegno provocò viva preoccupazione dapprima nelle confessioni protestanti costituite in Italia e poi nella Chiesa cattolica soprattutto quando i pentecostali cominciarono a diffondersi nel mondo rurale meridionale passando rapidamente dalle 4 comunità del 1910 alle 14 degli anni del dopo guerra per arrivare alle 148 del 1930, con una preponderanza nel Centrosud e in Sicilia (cfr. M. PIACENTINI, I culti ammessi nello stato italiano, Hoepli, Milano 1934) e alle 173 dell’inizio della II guerra mondiale (cfr. F. TOPPI, E mi sarete testimoni. Il Movimento Pentecostale e le Assemblee di Dio in Italia, ADI-Media, Roma 1999, 46ss).

In questa progressiva crescita momenti fondamentali furono l’Assemblea costitutiva delle chiese pentecostali - che si tenne a Roma il 19-20 ottobre del 1928 e il successivo Convegno del 24-25 dicembre del 1929 forte di ben 58 presenze sotto la presidenza di Francescon.

Assemblea costitutiva delle chiese pentecostali

In quell’occasione prevalse la linea di limitarsi a chiedere allo Stato esclusivamente l’approvazione per la nomina dei ministri di culto ma di non costituirsi come associazione aumentando così la vulnerabilità delle singole comunità nei confronti della repressione fascista. Essa poggiò innanzitutto sulla legge 164 del 16 luglio 1929 che dava disposizioni sull’esercizio dei culti ammessi dallo Stato e sulla legge 1159 del 24 giugno 1929 che stabiliva quale coordinamento dovesse esserci tra i culti ammessi e le leggi dello Stato. A causa di quelle norme l’“Assemblea cristiana” - che nel 1930 aveva assunto la denominazione di “Congregazione cristiana pentecostale” - si ritrovò con il solo Ettore Strappavecciacome ministro di culto autorizzato il 3 gennaio 1931 a predicare e a condurre la comunità di Roma di via Adige.

Allo stesso Strappaveccia fu data la possibilità di concedere deleghe ad altri ministri di culto, si trattò però di una apparente libertà di culto perché «nonostante le dichiarazioni formali di piena libertà c’era di fatto un clima persecutorio nei confronti dei pentecostali» (cfr. G. TRAETTINO, Il movimento pentecostale in Italia (1908-1959), il pozzo di Giacobbe, Trapani 2019, 54). Infatti, localmente non mancarono forme di persecuzione sempre più numerose che inaugurano così un periodo di profonda incertezza perché a fronte di una annunciata libertà di culto e di presunte garanzie per l’esercizio libero della religione in realtà si sviluppò un crescendo di sospetti, di indagini, di arresti e di provvedimenti di confino che nel giro di pochi anni colpirono duramente i pentecostali con una persecuzione sistematica e violenta mente con il ritiro dell’autorizzazione allo Strappaveccia tutto il movimento cadeva ufficialmente nella illegalità.

Ma già dal 1927 il potentissimo capo della polizia Arturo Bocchini aveva mostrato interesse e sospetti nei confronti dei pentecostali, numerose sono infatti le circolari in cui si allertano i prefetti a svolgere indagini e attività di controllo ricevendo in generale risposte tranquillizzanti in ordine a presunti pericoli politici (cfr. G. ROCHAT, Regime fascista e chiese evangeliche. Direttive e articolazioni del controllo e della repressione, Claudiana, Torino 1990, 42-48). Diverso è il trattamento diretto cui è sottoposta la comunità pentecostale romana che dal 1927 fu oggetto di indagini di Polizia e di perizie, rinnovate nel 1928 con la perizia del dottor Osvaldo Zacchi che dopo aver assistito il 15 luglio al culto osservava di avere verificato nei partecipanti forme isteriche e parossistiche. Si andava così creando un clima che complici le denunce di alcuni parroci del Mezzogiorno o la segnalazione preoccupata del cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani (ibidem, 116) favoriva l’ultima e decisiva fase repressiva dei pentecostali. Essa si concretizzò con la famigerata circolare del sottosegretario al ministero dell’Interno Guido Buffarini Guidi del 9 aprile 1935:

Circolare Guido Buffarini-Guidi

Questa circolare è ancora oggi scarsamente conosciuta nonostante essa abbia avuto durissime conseguenze per i pentecostali:

«La circolare ne affermava, in modo certo inverosimile, la pericolosità sociale e soprattutto per la prima volta faceva riferimento alla razza, riferimento costante nelle colonie ma nuovo per il territorio italiano, triste premonizione di ciò che sarebbe avvenuto tre anni dopo con le leggi razziali contro gli ebrei. Si imponeva, quindi l'obbligo di totale repressione avviando così un crescendo di riunioni cultuali interrotte, di perquisizioni, di giorni di carcere preventivo, di ammonizioni, arresti, reclusioni, fogli di via obbligatori, con danni al confino, avvio nei campi di concentramento»

(S. TANZARELLA, Francesco e i pentecostali. L’ecumenismo del poliedro, il pozzo di Giacobbe, Trapani 2015, 118-119).

Essa può, quindi, essere ritenuta la premessa dei famigerati decreti delle leggi razziali del 1938 e di un’altra circolare dell’anno successivo dedicata espressamente alla repressione dei pentecostali.

Circolare 22 agosto 1939

Ma l’aspetto più incredibile è che essa sopravviverà alla caduta del fascismo e sarà ancora applicata nell’Italia repubblicana nonostante la Costituzione. Come scrive Salvatore Esposito ricordando la circolare del 1935:

«Da questa data passeranno vent’anni, dunque ben oltre la caduta del Regime, prima che i pentecostali vedano riconosciuto il loro diritto di esercizio del culto pubblico. Sarà un periodo di sofferenza per i seguaci del movimento e in taluni casi si dovrà parlare di martirio»

(S. ESPOSITO, Un secolo di pentecostalismo italiano. Cenni sulle origini, le discussioni parlamentari, l’assetto contemporaneo delle Assemblee di Dio in Italia, The Writer Edizioni, s.l. 2015, 78-79).

Di quelle sofferenze furono responsabili anche non pochi cattolici tanto che papa Francesco nella sua straordinaria visita alla Chiesa Evangelica della Riconciliazione di Caserta chiese perdono per quelle compromissioni:

«Quella storia triste in cui il Vangelo per alcuni era vissuto come una verità e non si accorgevano che dietro questo atteggiamento c’erano cose brutte, cose non del Signore, una brutta tentazione di divisione. Quella storia triste, in cui pure si faceva la stessa cosa dei fratelli di Giuseppe: la denuncia, le leggi di questa gente: “va contro la purezza della razza…”. E queste leggi sono state sancite da battezzati! Alcuni di quelli che hanno fatto questa legge e alcuni di quelli che hanno perseguitato, denunciato i fratelli pentecostali perché erano “entusiasti”, quasi “pazzi”, che rovinavano la razza, alcuni erano cattolici… Io sono il pastore dei cattolici: io vi chiedo perdono per questo! Io vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici che non hanno capito e che sono stati tentati dal diavolo e hanno fatto la stessa cosa dei fratelli di Giuseppe. Chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscere e di perdonare… Grazie!»