«La voce di Dio e quella del tentatore, infine, parlano in “ambienti” diversi: il nemico predilige l’oscurità, la falsità, il pettegolezzo; il Signore ama la luce del sole, la verità, la trasparenza sincera. Il nemico ci dirà: “Chiuditi in te stesso, tanto nessuno ti capisce e ti ascolta, non fidarti!”. Il bene, al contrario, invita ad aprirsi, a essere limpidi e fiduciosi in Dio e negli altri. Cari fratelli e sorelle, in questo tempo tanti pensieri e preoccupazioni ci portano a rientrare in noi stessi. Prestiamo attenzione alle voci che giungono al nostro cuore. Chiediamoci da dove arrivano. Chiediamo la grazia di riconoscere e seguire la voce del buon Pastore, che ci fa uscire dai recinti dell’egoismo e ci conduce ai pascoli della vera libertà»: queste parole sono state pronunciate da papa Francesco, il 3 maggio, prima della Regina Coeli; sono, tra le tante, che in queste ultime settimane – come non pensare alle liturgie della Settimana Santa - hanno sostenuto e incoraggiato uomini e donne a non perdere la speranza in un tempo nel quale sembrava che non ci fosse domani, mentre per papa Francesco si doveva vivere questo tempo di dolore, di sofferenza, di solitudine segnato dal diffondersi della pandemia del covid-19 come un momento di preghiera, di condivisione, di riflessione così da offrire un reale contributo nel ripensare la società nell’ascolto della Parola di Dio che condanna violenza e discriminazione e indicando la strada dell’amore, dell’accoglienza, del dialogo per uscire dalla logica che non concede speranza e gioia. In questa prospettiva si comprende l’appoggio che papa Francesco ha dato, proprio il 3 maggio, alla proposta, lanciata dall’Alto Alto Comitato per la fratellanza umana, per una giornata, giovedì 14 maggio, di digiuno, di preghiera e di misericordia, una giornata, che ha visto uomini e donne di confessioni cristiane e religioni diverse, condividere, ognuno con le proprie sensibilità, questa prospettiva che era stata accolta da Chiese, organismi ecumenici e religioni in tutto il mondo che hanno sottolineato l’importanza di questa giornata nel tempo della pandemia. Delle molte parole di papa Francesco, di queste ultime settimane, è stato deciso di riprodurre solo quelle che sono più direttamente legate alla promozione del dialogo ecumenico e interreligioso, come il videomesaggio in occasione dell’evento Thy Kingdom Come (31 maggio 2020) nella Documentazione Ecumenica dove si possono leggere, tra l’altro, il messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso per il Ramadan e la riflessione della Commissioni episcopali per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e per l’ecumenismo e il dialogo per la Giornata del Creato, giunta alla sua XV edizione, che quest’anno invita a riflettere sui nuovi stili di vita. Anche in questo numero di «Veritas in caritate» viene proposta una sezione, Oecumenica nei tempi di pandemia, dove sono state raccolti documenti e riflessioni di Chiese e organismi ecumenici, mentre in Per una rassegna stampa sull’ecumenismo vengono pubblicati contributi, alcuni dei quali inediti, su quanto è accaduto in Italia e nel mondo. Queste ultime settimane sono state ricche di anniversari per il cammino ecumenico: il 25 maggio si è ricordato il 25° anniversario della pubblicazione dell’encilica Ut unum sint di Giovanni Paolo II; questo annivesario è stata l’occasione per una lettera di papa Francesco al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unià dei cristiani, dove tracciare un bilancio dei tanti passi compiuti nella direzione della comunione piena e visibile dei cristiani, annunciando la pubblicazione, in autunno, di un Vademecum per l’ecumenismo rivolto ai vescovi, così da favorire un coinvolgimento quotidiano delle comunità locali nel cammino ecumenico. Il 5 giugno si è fatta memoria del 60° anniversario dell’istituzione del Segretariato per la promozione dell’unione dei cristiani da parte di papa Giovanni XXIII; il Segretariato faceva parte della “macchina” della Fase preparatoria del Concilio Vaticano II. Confermato, sempre da Giovanni XXIII nella celebrazione del Vaticano II, come uno degli organismi incaricati della redazione dei documenti conciliari, fu con Paolo VI che il Segretariato venne inserito stabilmente nella Curia romana per promuovere l’ecumenismo nella Chiesa Cattolica e con le altre Chiese e organismi ecumenici, assumendo poi il nome attuale con la riforma della Curia di Giovanni Paolo II. «L’Osservatore Romano» ha ospitato una serie di articoli sul ruolo del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, soprattutto in relazione allo stato del dialogo teologico tra cristiani; questi articoli vengono segnalati in Notizie sul dialogo ecumenico e interreligioso, mentre nelle Memorie storiche si è deciso di ripubblicare l’introduzione di mons. Sergio Goretti, allora vescovo di Assisi e presidente della Commissione per l’ecumenismo della Conferenza Episcopale Italiana, al Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo che è stato uno dei “frutti” più rilevanti del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani nei primi 60 anni della sua vita a servizio della Chiesa per l’unità. Il 7 maggio mons. Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste, ha concluso la sua esperienza terrena: nella sua lunga vita al servizio della Chiesa mons. Ravignani è stato particolarmente attento a coltivare, anche nella quotidianità pastorale, la dimensione ecumenica dell’esperienza di fede ai piedi della croce di Cristo; al di là degli incarichi ai quali è stato chiamato in qualità di vescovo proprio per lo sviluppo del dialogo ecumenico e interreligioso, a livello regionale e nazionale, ha saputo testimoniare, con gesti e parole, il suo profondo amore per la Chiesa Una, anche nelle volte che, chi scrive, ha avuto la gioia di incontrarlo. Nelle scorse settimane la comunità di Bose ha vissuto una pagina, per tanti versi inaspettata, della sua vita, tanto da finire nel “tritacarne” di commenti assetati di retroscena e di interpretazioni, soprattutto nel mondo dei social: tutti i membri del Comitato di redazione di «Veritas in caritate», in misura diversa l’uno dall’altro, ma ugualmente rilevante per tutti, devono molto alla testimonianza ecumenica della Comunità di Bose per un cammino di fede che sappia guardare oltre le paure umane per abbandonarsi all’ascolto e al dialogo nella luce di Cristo. A questo “tritacarne” «Veritas in caritate» non ha voluto partecipare e non intende parteciparvi, se non nel condividere la scelta di una preghiera quotidiana e silenziosa per la Comunità e per il suo Fondatore, Enzo Bianchi. Riccardo Burigana