UFFICIO NAZIONALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ebrei a Milano. Due secoli di storia tra integrazione e discriminazione

«Al cospetto della storia millenaria del popolo ebraico, la ricorrenza del centocinquantesimo anniversario della fondazione della Comunità di Milano può celebrarsi leggiadramente come se si trattasse del compleanno di una fanciulla»: con queste parole Gad Lerner apre la sua prefazione al volume di Rony Hamaui, direttore generale de Mediocredito Italiano e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dedicato alla storia della comunità ebraica di Milano
24 Ottobre 2016

«Al cospetto della storia millenaria del popolo ebraico, la ricorrenza del centocinquantesimo anniversario della fondazione della Comunità di Milano può celebrarsi leggiadramente come se si trattasse del compleanno di una fanciulla»: con queste parole Gad Lerner apre la sua prefazione al volume di Rony Hamaui, direttore generale de Mediocredito Italiano e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano, dedicato alla storia della comunità ebraica di Milano. Il volume si apre con un capitolo dedicato alla «età oscura», cioè ai secoli che vanno dai primi secoli dell’età cristiana, che sono segnati dal passaggio dalla
tolleranza, entro certi limiti, dell’Impero Romano nei confronti del popolo ebraico, a un certa «intransigenza» nei confronti degli ebrei nel momento in cui l’Impero diventa solo cristiano; in questo capitolo l’autore delinea anche la presenza delle comunità ebraiche in Lombardia in epoca medievale, ponendo particolare attenzione alla condizione degli ebrei sotto il dominio degli Sforza. La situazione cambia radicalmente con l’inserimento di Milano all’interno dei domini spagnoli, quando gli ebrei sono espulsi anche da Milano. Per secoli non si hanno più presenze ebraiche a Milano; infatti si deve attendere la fine del XVIII secolo, con l’affermarsi dell’assolutismo illuminato degli Asburgo, per vedere il ritorno di una sparuta presenza ebraica che viene rafforzandosi negli anni della Milano francese, cioè negli anni che vedono Milano entrare nell’orbita della Francia, con la sua occupazione e l’assunzione di un ruolo centrale nella redifinizione napoleonica dell’Italia. Poche pagine sono dedicate alla comunità ebraica milanese nel Risorgimento, con un accenno anche a Enrico Guastalla (1826-1903), «forse l’ebreo più noto del Risorgimento italiano», che, dopo la sua attiva partecipazione alle vicende risorgimentali, si trasferì a Milano
dove si adoperò per la realizzazione di un Museo del Risorgimento e di una casa di riposo ebraica. Ben più ampio è lo spazio riservato ai decenni che vanno dalla nascita dello stato unitario alla Prima Guerra Mondiale, «il mezzo secolo d’oro», non solo degli ebrei milanesi, ma più in generale della comunità ebraica italiana, come sottolinea, in queste pagine, più volte lo stesso autore. Sono gli anni di una dinamica presenza
nell’economia, della cultura, della politica degli ebrei, con un processo di integrazione che consente di mantenere, in alcuni casi, un profondo legame con le tradizioni ebraiche. Il capitolo successivo affronta la stagione più problematica: l’avvento del fascismo, al quale, soprattutto, nei primi anni, non mancò il sostegno di esponenti della comunità ebraica di Milano, la nascita della Comunità ebraica di Milano, che ebbe in Federico Jarach il suo presidente: nel ripercorrere le sue vicende biografiche, che si conclusero a Roma nel 1951, delinea la parabola della comunità ebraica, costretta prima dalle Leggi razziali e poi dalla persecuzione nazi-fasciste dopo l’8 settembre 1943, a confrontarsi con la discriminazione e la morte. Nonostante le terribili vicende che coinvolsero gli ebrei milanesi, nonostante le iniziative umanitarie, che ne
salvarono alcuni, la ricostruzione materiale e morale dell’Italia vide particolarmente attivo il «resto» della comunità ebraica milanese, impegnata anche nella conservazione della memoria di quello che era stato e non
era più il mondo ebraico, con la costruzione del Centro di documentazione ebraica contemporanea. In questa stagione, che l’autore definisce «le sfide del dopoguerra», viene trattato a parte il ruolo degli ebrei del Medio
Oriente, con le loro peculiarità cultura e con le loro memorie storiche. Negli ultimi due capitoli, con forme molto diverse, si ha il tentativo di descrivere l’oggi degli ebrei milanesi, con lo sguardo rivolto al «futuro» di
una comunità che è diventata un punto di riferimento dell’ebraismo italiano, anche nel dialogo ebraico-cristiano dopo l’esperienza, per tanti versi unica, del conversare su Dio pensano al mondo tra il cardinale Carlo Maria Martini e il rabbino Giuseppe Laras. Il volume di Rony Hamaui accompagna, con chiarezza, il lettore nelle vicende storiche degli ebrei a Milano, facendo ricorso a una pluralità di fonti, che non appesantiscono la lettura, ma servono a far comprendere la complessità e la peculiarità di una comunità chiamata a confrontarsi con una breve ma suggestiva storia, fatta di uomini e donne, che hanno arricchito Milano e l’Italia, con quella vitalità intellettuale che ancora caratterizza il mondo ebraico milanese.

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