La chiesa e il popolo ebraico si sono messi in cammino, fianco a fianco, senza presunzione, reciprocamente consapevoli che il dono di una ritrovata fraternità è e resterà sempre grazia da implorare e compito da svolgere. Da parte della chiesa, questo cammino si accompagna a unonesta considerazione del passato, gravato da radici di antigiudaismo e antisemitismo, da purificare con un continuo processo di conversione o teshuvà.
Se continueremo il cammino insieme nella preghiera e nellumiltà, unendo i nostri sforzi per un servizio sulla via della giustizia e della pace, lo shalom messianico annunciato dai profeti potrà avvicinarsi, non solo per le nostre comunità di fede, ma per il mondo intero, lacerato da conflitti di empietà irreligiosa e da guerre di inciviltà.
Tornerà così a brillare quella speranza biblica, che i padri conciliari posero come fiaccola al centro della dichiarazione Nostra aetate, e che otto secoli prima già il sommo filosofo medico di Cordoba, Mosè Maimonide, additava a conclusione della sua meditazione sulle vie del Messia: Allora io darò ai popoli un labbro puro, perché invochino tutti il nome del Signore, e lo servano spalla a spalla (Sofonia 3,9).
(Tratto da: FRATELLI PREDILETTI. Chiesa e popolo ebraico. Documenti e fatti: 1965 2005, Milano 2005, pp. 12,13 a cura di P.F. Fumagalli, prefazione di W. Kasper).